“Non è segno di salute mentale essere ben adattati ad una società profondamente malata” diceva il filosofo e asceta Krishnamurti.

Per contrastare l’inadeguatezza dell’attuale offerta sociopsichiatrica per i giovani, una categoria che purtroppo mostra molti segni di malessere, il progetto principale contenuto nella presente pianificazione è la creazione di un’Unità di cura integrata per minorenni. Oggi la presa a carico dei minorenni avviene nelle cliniche psichiatriche per adulti o in un reparto di pedopsichiatria all’Ospedale Civico dove però non lavorano degli specialisti rivolti all’età evolutiva. Una convivenza inopportuna, censurata anche dalla Commissione nazionale per la prevenzione della tortura. La nuova Unità operativa sarà gestita da professionisti in pedopsichiatria e prevede dieci posti letto per un ricovero ospedaliero stazionario, cinque per l’ospedalizzazione a domicilio (‘home treatment’) e altri cinque in modalità ospedale diurno (‘day hospital’), per complessivi venti posti. Nel contempo però bisognerebbe agire maggiormente anche sul piano della prevenzione, lavorando sulle cause del disagio, con un rafforzamento del servizio medico psicologico nelle scuole, del quale purtroppo oggi la maggior parte degli studenti ignora l’esistenza. Questo servizio va potenziato: servono più operatori. Così come occorre una maggiore collaborazione fra questi operatori e i docenti. Ciò affinché sia possibile cogliere per tempo certi segnali del disagio, indirizzando poi il giovane, se del caso, verso altri servizi per la presa a carico.

La Pianificazione per il prossimo quadriennio consta di diversi altri progetti rivolti a tutte le fasce d’età. Consolidamento necessario anche considerando che il 50% delle persone nell’arco della vita consultano uno psichiatra. Ci sono il progetto Ifigenia, a sostegno delle famiglie in cui un genitore soffre di disturbo psichiatrico; il Centro di crisi per la riduzione della suicidalità (e in questo senso la buona notizia è che in Svizzera e in Ticino i suicidi negli ultimi 30 anni si sono dimezzati grazie a vari interventi tra cui quelli della psichiatria; la creazione di un’équipe mobile al Centro abitativo Carl; l’home treatment per ridurre le degenze e la disintegrazione del contesto sociale del paziente. E ancora lo sviluppo della psicotraumatologia, importante per chi arriva da situazioni di guerra, ma non solo; interventi nei centri per rifugiati; e per l’età avanzata, il rafforzamento di un’offerta già esistente di consulenze nei Servizi psicosociali e nelle case anziani e il sostegno a certi servizi di cura e assistenza a domicilio.

Nella pianificazione si sono anche evidenziati altri importanti aspetti che descrivono l’ampiezza e l’allargamento delle prestazioni e delle collaborazioni con altri enti e servizi”. Fra questi le ottime sinergie con le strutture carcerarie cantonali e il potenziamento della psichiatria carceraria. Parliamo quindi della gestione dei detenuti con problemi psichici. Il servizio funziona bene, con anche due camere securizzate alla Clinica sociopsichiatrica cantonale per stabilizzare i detenuti con gravi turbe psichiche. Il servizio sarà interessato da adeguamenti con la riapertura della sezione femminile al Penitenziario della Stampa prevista nell’autunno 2023.

Abbiamo assistito a una crescita importante della presa a carico dei pazienti presso l’Osc. Nel 2013 si sono rivolti ai nostri servizi in 7’600, a fine 2021 erano quasi 11mila, oltre il 30% in più. Positivo è invece il dato della degenza media in clinica che 5 anni fa sfiorava le quasi 50 giornate per paziente, mentre nel 2021 erano 21. Il merito, secondo il direttore Intraina è da ricondurre a un approccio «inter e multidisciplinare, trasversale a tutte le fasce della popolazione e continuativo lungo l’arco della vita».

 Dal mio punto di vista, vorrei accennare brevemente al binomio ecologia e psicologia. Sembra un ossimoro, ma in realtà non lo è: l’ecopsicologia è una forma di terapia ambientale che prevede alcune pratiche di avvicinamento in modo consapevole alla natura che generano benessere e guarigione, e osserva gli effetti benefici dei contatti delle persone affette da turbe psichiche con realtà naturali ambientalmente sane e sostenibili. 

L’abbiamo sperimentato un po’ tutte e tutti: questi ultimi anni hanno esacerbato in molti un bisogno di contatto con gli spazi verdi che nei ritmi frenetici del quotidiano era soltanto sopito, ma che è una necessità per il nostro benessere fisico e mentale e serve anche a far fronte all’emergenza climatica. La pandemia, infatti, ha imposto nuove riflessioni sulla vita nelle città, la loro organizzazione, socialità e struttura e i lockdown hanno convinto molti a decidere di trasferirsi fuori dai grandi centri per stare più vicini alla natura.

 

Piantare alberi quanti più possibile è quindi fondamentale: secondo il neurobiologo botanico Stefano Mancuso ne servirebbero mille miliardi entro il 2030. Bisognerebbe innanzitutto fermare la deforestazione, ma anche il contributo delle città può essere importante, con effetti positivi a catena in diversi ambiti. Gli studi psicologici, infatti, hanno dimostrato che trascorrere regolarmente tempo nella natura contribuisce al buonumore, alla creatività, a un maggiore senso di connessione sociale e a una riduzione dell’ansia, benefici direttamente proporzionali all’intensità e alla durata del contatto con la natura. Parchi, boschi, aiuole, viali alberati e ogni appezzamento d’erba contribuiscono nel loro piccolo a un benessere di cui ci si accorge soprattutto quando vengono a mancare. Vale, infatti, anche il discorso contrario: la lontananza prolungata dal verde oggi minaccia la salute fisica e mentale di molti, motivo per cui l’accesso alla natura è diventato una questione di giustizia e benessere sociale.

La natura, dunque, può curare. È ossigeno puro per la mente e il corpo. Ci aiuta, ci tiene in vita. Per questo è necessario tutelarla e prenderci cura di lei, come lei fa con noi. E grazie alla pratica dell’ecoterapia (che tra le altre cose, educa l’uomo e la donna ad essere cittadini più responsabili) è possibile avere una maggiore consapevolezza di tutto ciò: esistono delle connessioni indissolubili tra ambiente e psiche. Mai come oggi, in un clima di sofferenze ambientali, la collaborazione reciproca è essenziale nella speranza di evitare il collasso degli ecosistemi della Terra, e questo discorso è strettamente connesso anche con la salute sociopsichiatrica delle nostre cittadine e dei nostri cittadini.

 

Claudia Crivelli Barella