Il salario minimo favorisce i frontalieri. Questa è una delle affermazioni maggiormente utilizzate da coloro che strenuamente si oppongono all’introduzione di un salario minimo sociale in Ticino. Spesso questi stessi oppositori e primanostristi hanno legami a doppio filo con aziende che dal mercato del lavoro lombardo attingono manodopera in maniera importante, magari versando salari di 3’000.- franchi lordi mensili (e siamo già fortunati) a persone laureate. La conseguenza è nota a tutti. Allo stato attuale il mercato del lavoro ticinese è sotto pressione a causa dell’afflusso di molti frontalieri che giornalmente causano traffico ed inquinamento a spese della comunità locale. Una situazione che fa sì che il Ticino sia vittima di salari nettamente più bassi rispetto al resto della Svizzera, con una diminuzione osservata in molti settori, insieme all’elevato tasso di povertà rispetto alle altre regioni elvetiche, con i residenti che di fatto rimangono esclusi dal mercato del lavoro. Ebbene l’affermazione secondo cui il salario minimo favorisca i frontalieri è un puro strumento di propaganda che fa leva ancora una volta sui sentimenti. Un’affermazione beffarda insomma. Effettivamente, se oggi applicassimo salari minimi, a beneficarne vi sarebbero sicuramente anche parecchi frontalieri. Ma il mercato del lavoro non è una fotografia statica. Ma è un sistema dinamico ed in costante mutamento, e salari minimi un pizzico più alti rispetto a quelli che vengono attualmente versati avrebbero come effetto di togliere uno dei principali vantaggi competitivi dei frontalieri stessi ovvero la disponibilità ad accettare salari estremamente bassi. Una nuova regolamentazione in questo senso permetterebbe a molti residenti di tornare ad essere “spendibili” sul mercato del lavoro e poter tornare in gioco. Non basterà per risolvere tutti i problemi del mercato del lavoro ticinese ma sicuramente aiuterà. È indubbio che a favorire l’afflusso di frontalieri e il costante dumping salariale al quale assistiamo è proprio la mancanza di regole sul mercato del lavoro ticinese. Quindi dire che il salario minimo favorisca i frontalieri è un capolavoro nella mistificazione della realtà. Evitiamo quindi di evirarci per fare dispetto alla moglie e continuare così a trovarci con il tasso di working poor più alto in Svizzera .

Di Cristina Zanini Segretaria I Verdi del Ticino e candidata al GC no. 48