La sanità e la salute della popolazione sono temi fondamentali e, specialmente in questo periodo di emergenza, estremamente ricorrenti. Quello sanitario è un settore indispensabile per la nostra società che però viene ancora troppo spesso sottovalutato. Il sistema sanitario funziona soprattutto grazie al personale sanitario che vi lavora, di cui i medici fanno parte.

La recente epidemia ha evidenziato la forte carenza di personale sanitario in Svizzera; carenza che però non viene colmata, anzi: la Confederazione investe poco nella formazione di nuovi medici, in molte facoltà c’è un esame d’ammissione severo e il numerus clausus, che limitano fortemente l’accesso agli studi di medicina per chiunque intenda intraprenderli.

Questa restrizione, che peraltro in Svizzera esiste solamente per questo percorso di studi, non ha nulla a che vedere con la formazione che seguirà perché l’esame d’accesso non va a testare le competenze richieste dalla professione. Molti studenti e studentesse si vedono quindi negata la possibilità di seguire i loro sogni nel proprio paese, nonostante le risorse finanziarie non manchino, e decidono di svolgere i loro studi all’estero. Allo stesso tempo, gli ospedali svizzeri devono assumere medici dall’estero, sfruttando inevitabilmente i paesi vicini che hanno investito nella formazione dei loro studenti.

Le Università svizzere e i poteri pubblici giustificano il numerus clausus dicendo che la capacità degli istituiti formativi non è sufficiente. Questo significa che è necessario investire subito, perché i nostri istituti formativi siano ingranditi e modernizzati, in modo da accogliere tutti gli studenti e tutte le studentesse che decidono di iscriversi. Nelle Università che non praticano il numerus clausus, i posti di formazione devono ugualmente essere aumentati.

Sulla sanità e sulla gioventù non si specula! Abolire il numerus clausus è un primo passo per iniziare a migliorare il settore sanitario, che deve essere valorizzato molto più rispetto a quanto fatto finora.

Ci poniamo come obiettivo la raccolta di 1’000 firme nel Canton Ticino, che saranno depositata alla Cancelleria federale il 1 gennaio.

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