Nonostante le misure di accompagnamento alla libera circolazione e la possibilità per i cantoni, con margini molto ridotti, di fissare salari minimi sociali vale a dire salari che permetterebbero di evitare la povertà tra i lavoratori, la pressione al ribasso dei salari nelle zone di confine impone contromisure. Occorre quindi la possibilità per gli stessi di legiferare affinché si possa intervenire e fermare la spirale al ribasso dei salari avvenuta soprattutto in Ticino.

Nel nostro cantone in effetti negli scorsi anni si è assistito, nonostante le disparità salariali con il resto della Svizzera fossero già importanti, a una diminuzione dei salari mediani in numerosi settori economici. Tale diminuzione, dovuta alla sostituzione del personale, riguarda sempre di più il settore terziario che in alcuni casi in 8 anni ha visto i salari mediani diminuire di 1’600.- franchi mensili. È il caso dell’informatica (-1600.-), del settore informazione e comunicazione ( – 1’000.-) e del settore degli apparecchi elettrici (-1100.-) con un salario mediano che si aggira ora attorno ai 3600 franchi mensili. Gli esempi sono molteplici e in controtendenza rispetto all’evoluzione dei salari in atto nel resto del paese. Ma non solo, il Cantone Ticino è il cantone con il più alto tasso di working poor, e il tasso di sottoccupazione più elevato.

La mozione presentata alle camere federali vuole assegnare alle autorità cantonali maggiore competenza nella fissazione di salari minimi di tipo economico, e non solo di tipo sociale. Questa misura, lasciata alla discrezione delle autorità cantonali ed eventualmente ai cittadini, permetterebbe una più efficace lotta al dumping salariale, garantirebbe salari dignitosi ai lavoratori residenti e ridurrebbe così il ricorso agli aiuti sociali per coloro il cui salario non permette di soddisfare dignitosamente i bisogni della famiglia. Permetterebbe infine di combattere l’effetto sostituzione della manodopera.

Con questo primo atto politico della nuova consigliera nazionale è subito tracciata la strada che vede come prioritario, nell’agire politico della nostra rappresentante a Berna, oltre ai temi ambientali, anche i temi sociali più urgenti e a favore delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

I Verdi del Ticino e Forum Alternativo